Il film racconta la storia di due di loro e, ovviamente, racconta il loro maldestro, se non terrorizzato, incontro sentimentale. Lui ha una cioccolateria sull'orlo del fallimento. È burbero, solitario, scappa dalla gente tutte le volte che può. Lei è un'artista del cioccolato, una cioccolatiera nata, che vende le sue delizie senza che i clienti vengano a conoscenza della sua identità. Solo che un giorno decide di rischiare tutto e mettersi alla vendita, e accetta un posto di lavoro nel negozio di lui. Lui e lei dunque si incontrano, ovviamente si agitano, ovviamente si evitano, ovviamente si spiano di sottecchi, finché, con i loro modi e i loro tempi, si innamorano.
I distributori italiani hanno scelto questa pellicola francese, uscita in patria ormai un anno fa, come alternativa da proporre al posto del cinepanettone. Come dire, se qualcuno ha voglia di una storia leggera che metta il sorriso, ma non è disposto ad assistere a scene squallide e volgari, o più semplicemente non le regge, ecco l'eleganza e la classe francesi a tirarlo su di morale. Solo che anche l'eleganza e la leggerezza non vengono bene a tutti. Si tratta di giochi di equilibrio che ogni tanto sfociano in magia, vedi il caso citato da tutti, quello de Il favoloso mondo di Amélie, ma a perdere l'equilibrio basta davvero poco. Qui il regista Jean-Pierre Améris non riesce a stare in punta di penna e carica di sentimentalismo troppe scene. Ci mette troppi buoni sentimenti e troppa poca ironia per cui alla fine quello che rimane nelle mani dello spettatore è qualcosa di poco sincero.
I due protagonisti, interpretati da Benoît Poelvoorde e Isabelle Carré, sono bravi e probabilmente si limitano a rispondere alle indicazioni del regista nel creare due personaggi che restano bidimensionali. Ma, se si accetta la melassa, il lungometraggio poi scivola e a tratti diverte. Alcune gag sono manovrate bene e coinvolgono. L'idea del film sul circolo degli emotivi anonimi inoltre ha un suo appeal e offre alcuni se pur superficiali spunti di riflessione, in una società dove stiamo potenziando diverse qualità umane ma non certo l'empatia e dove sostenere il confronto con l'altro per alcune persone può essere davvero un'impresa mastodontica.
22 dicembre 2011
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